Dell’andare per monti, del pericolo e del rischio.
Riflessioni sparse sul “rischio zero”
Smottamenti, frane, colate di fango, valanghe, uragani, inondazioni, caduta massi, erosioni, tempeste, incendi, siccità, maree, terremoti, crolli di ghiaccio e seracchi, cedimenti strutturali, alluvioni, catastrofi, eruzioni, smottamenti, onde anomale, maremoti, tsunami, uragani, tifoni,…
Evviva la natura esiste! ed è più grande e potente di noi. Ogni volta pensiamo di imbrigliarla, controllarla. Ogni volta la “legnata” conseguente è più forte. Ci dice chi comanda, chi è il più forte. Talvolta, anzi spesso, arrabbiata, non ci perdona i nostri errori.
Abbiamo la folle idea del controllo totale, la folle idea del prevedere, la folle idea del rischio “zero”: niente malattie, nessun incidente, controllare tutto, campare all’infinito belli sani e perfetti.
E ogni volta ci accorgiamo che non controlliamo niente, al limite aggiungiamo disastri ai disastri, sicuramente peggioriamo le cose.
Forse l’unica cosa che possiamo fare è non fare: non fare danni.
Io voglio rendere omaggio alle vittime della Marmolada come a tutte le vittime della montagna e della “natura selvaggia”. Sono vittime che ci riportano alla realtà e ci aiutano a capire l’ordine delle cose e del mondo.
Sentire le parole del nostro Presidente del Consiglio (che se ne intenderà di soldi ma è un emerito incompetente se parla di montagna) dire che si opererà affinché cose simili non accadano più viene tristezza e dolore. O ridicolo.
Sono consapevole della situazione e del disastro ambientale delle nostre montagne, dei nostri ghiacciai e non solo.
Mi sembra però che dobbiamo distinguere due elementi diversi:
-crolli, distacchi, valanghe,
-situazione ambientale
Due elementi che certamente si intersecano e interagiscono ma non sono necessariamente e direttamente uno conseguenza, causa dell’altro.
Dobbiamo essere consapevoli delle nostre capacità e saper scegliere. Saper correttamente e attentamente distinguere tra “pericolo” oggettivo e “rischio” personale.
A memoria, piccolo e limitatissimo elenco…
- 2022, luglio. La Marmolada
- 2022, grande frana in val Grosina a quota 3000 circa, nessun coinvolto.
- 2022, 27 maggio ore 6,20 del mattino, crollo del seracco del Grand Combin sulla via normale (Voie du Gardien). Coinvolti 16 alpinisti: morti due alpinisti, feriti nove.
- 2021, dicembre. Marmolada, valanga Pian Dei Fiacconi. Distrugge il rifugio e gli impianti .
- 2019, luglio. Nella notte un enorme crollo di seracchi ha spazzato via la Nord Ovest del M.Blanc du Tacul cancellando la “via normale”.
- 2017, agosto. Tre milioni di metri cubi di roccia si staccano dalla parete del Cengalo. Otto vittime disperse mai trovate, il paese di Bondo parzialmente distrutto. L’area della frana e del distacco era da decenni monitorata, erano stati chiusi sentieri, veniva controllata. Ma non si immaginava un distacco di quelle proporzioni.
- 2016, agosto. Crollo Seracco M. Maudit, tre persone morte
- Dal 2014 al 2019 i grandi crolli sulla Est del Rosa che arrivano a sfiorare il rif. Zamboni Zappa.
- 2013, agosto. Crollo seracco M. Blanc du Tacul. Muore una guida con le due clienti.
- 2012, 12 luglio ore 5,30 del mattino. Crolla il seracco del Maudit a 4.300 metri di quota sulla via dei “tre Monti” al Bianco. 28 persone coinvolte, 9 morti e 14 feriti.
- 2009 agosto, viene chiusa la via normale alle Jorasses per pericolo crollo del seracco. Gli espeti prevedono un crollo entro una settimana di 20mila metri cubi di ghiaccio. Il seracco non cadrà. Gli esperti dicono che dovrà cadere, …prima o poi. Smiraglia: “ in natura non si possono fare previsioni certe…”
- 2008 estate. M. Blan Du Tacul, crollo del seracco. Disperse otto persone che vengono giudicate introvabili. Bilancio: coinvolti una quarantina di alpinisti, morti otto.
- 2005 estate. Crollo sempre del seracco del Tacul.
- 2004 la grande frana della Thurwieser
- 2003, agosto. Grande crollo sulla SE del Cervino
- 1997, luglio. Il più grande crollo sulla normale del Tacul. Muoiono 13 persone.
- 1993 Crollo Seracco delle Jorasses otto alpinisti morti. La magistratura archivia per impossibilità di prevedere. Quella fu una estate particolarmente fredda.
- 1916, dicembre. Una valanga da Punta Penia causa la morte di 272 soldati austriaci.
Dati presi da:
- Regione Lombardia. Periodo 2000-2020 Nelle Alpi italiane ad una quota inferiore ai 1500 metri di altezza si sono registrati 508 processi di instabilità naturale ( frane,…)
- ARPA lombardia: anno 2020 oltre n. 43 frane e dissesti rilevati in regione
- SLF (CH). Nell’anno 2021/2022. Incidenti da valanga rilevati: n.132; persone coinvolte 183, morti14. La media annuale è di 31 morti all’anno.
- AINEVA lombardia. Stagione 2019-2020 solo 13 morti da valanga. Dato sotto media probabilmente causa Covid.. La media è di 20 all’anno. Registrati n. 54 incidenti da valanga, numero ovviamente sottostimato.
- EAWAG (Istituto ricerca sull’acqua della Svizzera): dalla fine della piccola era glaciale (1850) circa 12.000 nuovi laghi sono apparsi nelle regioni glaciali delle Alpi svizzere.
Nella mia ignoranza e ingenuità ho sempre pensato che tutti abbiamo un destino, umani, animali e cose della natura.
Il mio destino è morire, finire in polvere. Ho sempre pensato che il destino di una grande montagna è diventare una piccola collina e magari poi un giorno anche una docile pianura. Le montagne inesorabilmente cadono giù. Chi va per montagne questo lo sa bene e sa che fa parte del “pericolo”.
Come vi sentireste a scalare montagne a “pericolo zero”? Belle, monitorate, magari cementate, incollate e plastificate. Dove un’ autorità superiore vi dice se potete andare e quando.
Il PERICOLO è una cosa seria. E’ una valutazione che può essere talvolta e in parte oggettiva, basata su dati scientifici e statistici. (Es.: il pericolo valanghe: viene emesso un “bollettino del pericolo valanghe”. Es. presenza seracchi instabili: frequenza dei distacchi, temperature,… il sito “Chamoniarde” offre un accurato rilevamento dei pericoli sul M. Bianco).
Il pericolo è una valutazione “generale” e generalizzata.
Poi, invece, esiste il RISCHIO. Il rischio è soggettivo, è una valutazione strettamente personale: che rischio mi prendo? Sono veloce, passo, no, meglio di no, torno. La decisione è personale e dipende da pericolo + rischio. Dalle valutazioni di pericolo, dalle valutazioni circa le mie capacità e competenze. Il rischio è una valutazione del “qui e ora”.
Oggettivamente è pericoloso salire sulla scala per cambiare la lampadina (esistono precise statistiche in merito); il “rischio” personale di salire è soggettivo ( dipende come sto, quanti anni ho, il mio stato di salute, la mia abitudine,…).
C’è chi rischia a salire in piedi su una scala c’è chi rischia ad andare in Himalaya.
Ricordo la mia prima valanga, era un giorno di pericolo nullo: “bollettino valanghe grado 1” . Incappammo in un innocuo canale che valutammo solo leggermente rischioso ma decidemmo di attraversarlo, per prudenza, uno alla volta. E partì la valanga.
Non ci fu il morto per la velocità del ritrovamento. Ma il bollettino valanghe diceva “pericolo nullo”. La valutazione del rischio fu fatta sul terreno in quel momento.
Io, una montagna “garantita al 100% , senza pericolo e senza rischio non la voglio. Vorrebbe dire che la “natura” non esiste più.
Evviva la natura esiste! ed è più grande e potente di noi. Ogni volta pensiamo di imbrigliarla, controllarla. Ogni volta la “legnata” conseguente è più forte. Ci dice chi comanda, chi è il più forte. Talvolta, anzi spesso, arrabbiata, non ci perdona i nostri errori.
Abbiamo la folle idea del controllo totale, la folle idea del prevedere, la folle idea del rischio “zero”: niente malattie, nessun incidente, controllare tutto, campare all’infinito belli sani e perfetti.
E ogni volta ci accorgiamo che non controlliamo niente, al limite aggiungiamo disastri ai disastri, sicuramente peggioriamo le cose.
Forse l’unica cosa che possiamo fare è non fare: non fare danni.
Io voglio rendere omaggio alle vittime della Marmolada come a tutte le vittime della montagna e della “natura selvaggia”. Sono vittime che ci riportano alla realtà e ci aiutano a capire l’ordine delle cose e del mondo.
Sentire le parole del nostro Presidente del Consiglio (che se ne intenderà di soldi ma è un emerito incompetente se parla di montagna) dire che si opererà affinché cose simili non accadano più viene tristezza e dolore. O ridicolo.
Sono consapevole della situazione e del disastro ambientale delle nostre montagne, dei nostri ghiacciai e non solo.
Mi sembra però che dobbiamo distinguere due elementi diversi:
-crolli, distacchi, valanghe,
-situazione ambientale
Due elementi che certamente si intersecano e interagiscono ma non sono necessariamente e direttamente uno conseguenza, causa dell’altro.
Dobbiamo essere consapevoli delle nostre capacità e saper scegliere. Saper correttamente e attentamente distinguere tra “pericolo” oggettivo e “rischio” personale.
A memoria, piccolo e limitatissimo elenco…
- 2022, luglio. La Marmolada
- 2022, grande frana in val Grosina a quota 3000 circa, nessun coinvolto.
- 2022, 27 maggio ore 6,20 del mattino, crollo del seracco del Grand Combin sulla via normale (Voie du Gardien). Coinvolti 16 alpinisti: morti due alpinisti, feriti nove.
- 2021, dicembre. Marmolada, valanga Pian Dei Fiacconi. Distrugge il rifugio e gli impianti .
- 2019, luglio. Nella notte un enorme crollo di seracchi ha spazzato via la Nord Ovest del M.Blanc du Tacul cancellando la “via normale”.
- 2017, agosto. Tre milioni di metri cubi di roccia si staccano dalla parete del Cengalo. Otto vittime disperse mai trovate, il paese di Bondo parzialmente distrutto. L’area della frana e del distacco era da decenni monitorata, erano stati chiusi sentieri, veniva controllata. Ma non si immaginava un distacco di quelle proporzioni.
- 2016, agosto. Crollo Seracco M. Maudit, tre persone morte
- Dal 2014 al 2019 i grandi crolli sulla Est del Rosa che arrivano a sfiorare il rif. Zamboni Zappa.
- 2013, agosto. Crollo seracco M. Blanc du Tacul. Muore una guida con le due clienti.
- 2012, 12 luglio ore 5,30 del mattino. Crolla il seracco del Maudit a 4.300 metri di quota sulla via dei “tre Monti” al Bianco. 28 persone coinvolte, 9 morti e 14 feriti.
- 2009 agosto, viene chiusa la via normale alle Jorasses per pericolo crollo del seracco. Gli espeti prevedono un crollo entro una settimana di 20mila metri cubi di ghiaccio. Il seracco non cadrà. Gli esperti dicono che dovrà cadere, …prima o poi. Smiraglia: “ in natura non si possono fare previsioni certe…”
- 2008 estate. M. Blan Du Tacul, crollo del seracco. Disperse otto persone che vengono giudicate introvabili. Bilancio: coinvolti una quarantina di alpinisti, morti otto.
- 2005 estate. Crollo sempre del seracco del Tacul.
- 2004 la grande frana della Thurwieser
- 2003, agosto. Grande crollo sulla SE del Cervino
- 1997, luglio. Il più grande crollo sulla normale del Tacul. Muoiono 13 persone.
- 1993 Crollo Seracco delle Jorasses otto alpinisti morti. La magistratura archivia per impossibilità di prevedere. Quella fu una estate particolarmente fredda.
- 1916, dicembre. Una valanga da Punta Penia causa la morte di 272 soldati austriaci.
Dati presi da:
- Regione Lombardia. Periodo 2000-2020 Nelle Alpi italiane ad una quota inferiore ai 1500 metri di altezza si sono registrati 508 processi di instabilità naturale ( frane,…)
- ARPA lombardia: anno 2020 oltre n. 43 frane e dissesti rilevati in regione
- SLF (CH). Nell’anno 2021/2022. Incidenti da valanga rilevati: n.132; persone coinvolte 183, morti14. La media annuale è di 31 morti all’anno.
- AINEVA lombardia. Stagione 2019-2020 solo 13 morti da valanga. Dato sotto media probabilmente causa Covid.. La media è di 20 all’anno. Registrati n. 54 incidenti da valanga, numero ovviamente sottostimato.
- EAWAG (Istituto ricerca sull’acqua della Svizzera): dalla fine della piccola era glaciale (1850) circa 12.000 nuovi laghi sono apparsi nelle regioni glaciali delle Alpi svizzere.
Nella mia ignoranza e ingenuità ho sempre pensato che tutti abbiamo un destino, umani, animali e cose della natura.
Il mio destino è morire, finire in polvere. Ho sempre pensato che il destino di una grande montagna è diventare una piccola collina e magari poi un giorno anche una docile pianura. Le montagne inesorabilmente cadono giù. Chi va per montagne questo lo sa bene e sa che fa parte del “pericolo”.
Come vi sentireste a scalare montagne a “pericolo zero”? Belle, monitorate, magari cementate, incollate e plastificate. Dove un’ autorità superiore vi dice se potete andare e quando.
Il PERICOLO è una cosa seria. E’ una valutazione che può essere talvolta e in parte oggettiva, basata su dati scientifici e statistici. (Es.: il pericolo valanghe: viene emesso un “bollettino del pericolo valanghe”. Es. presenza seracchi instabili: frequenza dei distacchi, temperature,… il sito “Chamoniarde” offre un accurato rilevamento dei pericoli sul M. Bianco).
Il pericolo è una valutazione “generale” e generalizzata.
Poi, invece, esiste il RISCHIO. Il rischio è soggettivo, è una valutazione strettamente personale: che rischio mi prendo? Sono veloce, passo, no, meglio di no, torno. La decisione è personale e dipende da pericolo + rischio. Dalle valutazioni di pericolo, dalle valutazioni circa le mie capacità e competenze. Il rischio è una valutazione del “qui e ora”.
Oggettivamente è pericoloso salire sulla scala per cambiare la lampadina (esistono precise statistiche in merito); il “rischio” personale di salire è soggettivo ( dipende come sto, quanti anni ho, il mio stato di salute, la mia abitudine,…).
C’è chi rischia a salire in piedi su una scala c’è chi rischia ad andare in Himalaya.
Ricordo la mia prima valanga, era un giorno di pericolo nullo: “bollettino valanghe grado 1” . Incappammo in un innocuo canale che valutammo solo leggermente rischioso ma decidemmo di attraversarlo, per prudenza, uno alla volta. E partì la valanga.
Non ci fu il morto per la velocità del ritrovamento. Ma il bollettino valanghe diceva “pericolo nullo”. La valutazione del rischio fu fatta sul terreno in quel momento.
Io, una montagna “garantita al 100% , senza pericolo e senza rischio non la voglio. Vorrebbe dire che la “natura” non esiste più.